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Woodstock: 50 anni di amore, musica e pace.

La Fiera della Musica e delle Arti di Woodstock, famosa come il festival di Woodstock, si tenne a Bethel, una piccola città nello stato di New York, dal 15 al 18 agosto del 1969, all’apice della cultura hippie. Per quei “3 giorni di pace, amore e musica” la previsione era di 50mila spettatori ma ne arrivarono 500.000 (anche se qualcuno sospetta che il numero sia stato un milione). 

Facciamo un salto indietro nel tempo e scopriamo qualche curiosità.

Sulla scaletta del festival

Il concerto iniziò alle 17:07 di venerdì 15 agosto con Richie Havens. La prima giornata fu dei musicisti folk. Freedom fu un pezzo di totale improvvisazione: a causa dei continui bis richiesti dal pubblico, al settimo esaurì il repertorio, e suonando la chitarra si mise a ripetere “freedom”, cioè “libertà”. Swami Satchidananda si esibì in un’invocazione per il festival. Country Joe McDonald non era in programma il primo giorno, ma fu fatto esibire a sorpresa e senza la sua band, The Fish, perché molti artisti non erano ancora arrivati. Avrebbe suonato di nuovo il terzo giorno, insieme alla band. John Sebastian lasciò il palco inaspettatamente, dopo essere stato avvisato che la moglie aveva partorito. Nei giorni del festival Joan Baez era al sesto mese di gravidanza. Sul palco raccontò che il marito David Harris, obiettore di coscienza, era stato arrestato.

https://youtu.be/pj_9KshfQuw

Il concerto di sabato 16 agosto iniziò alle 12:15. Questa giornata vide esibirsi gli artisti più conosciuti: Santana, Janis Joplin, Grateful Dead, (la cui performance fu segnata da problemi tecnici, compresa una messa a terra difettosa; Jerry Garcia e Bob Weir ricordarono di aver preso la scossa toccando le loro chitarre) Creedence Clearwater revival e gli Who (Iniziarono a suonare solo intorno alle quattro del mattino – a causa, si dice, di litigi con gli organizzatori riguardo alla paga. L’esibizione venne brevemente interrotta da Abbie Hoffman, poi scaraventato giù dal palco da Pete Townshend a colpi di chitarra) e i Jefferson Airplane (iniziarono alle otto del mattino di domenica, concludendo la maratona notturna).

Joe Cocker inaugurò l’ultima giornata, domenica 17 agosto, alle due del pomeriggio. Prima del suo numero, The Grease Band aveva eseguito alcuni brani strumentali. Dopo la sua performance, un temporale interruppe il concerto per diverse ore. Neil Young saltò la maggior parte della performance acustica (ne eseguì solo le sue composizioni Mr. Soul e Wonderin’) e rifiutò di essere filmato durante l’altra; Young, ha detto, credeva che la registrazione distraesse sia gli artisti sia il pubblico dalla musica. Jimi Hendrix aveva insistito per essere l’ultimo ad esibirsi al festival, così il suo numero era stato previsto per la mezzanotte, ma non salì sul palco fino alle nove del mattino di lunedì. La maggior parte degli spettatori aveva dovuto lasciare il festival e tornare alla routine dei giorni feriali, così che solo in quasi 200.000 anziché 500.000 ascoltarono Hendrix, in una performance che fu una rarità, per la durata (due ore, la più lunga nella carriera di Hendrix). Su Red House la corda del mi cantino della chitarra di Hendrix si ruppe, ma continuò a suonare la canzone con cinque corde. Ultima curiosità su Hendrix: esegui’ una reinterpretazione dell’inno degli Stati Uniti con forza e partecipazione e dei suoni stranianti che era facile intendere come la sua protesta per la violenza delle politiche degli USA, nella guerra in Vietnam e negli scontri sociali.

https://youtu.be/TKAwPA14Ni4

Il no di Joni Mitchell e di John Lennon
Tra i grandi rifiuti ricordiamo Joni Mitchell, persuasa a rifiutare dal suo agente che preferì mandarla al The Dick Cavett Show del lunedì piuttosto che “in un campo con 500 persone” e John Lennon. Gli organizzatori del festival contattarono il suo manager per chiedere la partecipazione dei Beatles (l’ufficialità della loro separazione sarebbe arrivata solo nel 1970). Lennon rispose che avrebbero accettato solo se l’invito fosse stato spedito anche al gruppo di Yoko Ono, la Plastic Ono Band.

https://youtu.be/tfLyK2DVVUU

Un bagno ogni 800 persone A Woodstock era disponibile un bagno ogni 800 persone. Un numero spaventoso. L’attesa in coda poteva arrivare ovviamente anche a più di un’ora ma probabilmente la maggior parte della gente ha preferito appartarsi da qualche parte e fare lì i loro bisogni.

I cereali fanno proprio bene! I venditori di cibo accorsero numerosi a Woodstock ma non si aspettavano di certo quella folla abnorme. Al pomeriggio del sabato stavano già esaurendo il cibo e aumentarono i prezzi dei panini scatenando proteste tra gli spettatori. Finché un gruppo chiamato The Hog Farm Collective distribuì migliaia di tazze di cereali salvando tutti dalla fame.

Troppo traffico Il traffico creò dei veri e propri ingorghi per tutti e tre i giorni del festival. Moltissime persone abbandonarono addirittura le auto per strada trasformando tutto in un folle parcheggio. Alcuni musicisti non riuscirono a raggiungere la meta per via terra e vennero trasportati in elicottero.

Nati, feriti e… morti. Le nascite? Una (forse) in un elicottero (che ad un certo punto, come abbiamo visto, pare essere divenuto l’unico mezzo che permetteva di raggiungere la location) e l’altra in una macchina in coda. Insieme agli adulti tantissimi bambini parteciparono all’evento. Era presente moltissimo personale medico ma era preparato per 50.000 spettatori e non per 500mila e poi le strade erano intasate del traffico… come sarebbe passata un’ambulanza? Secondo la cronaca, alla fine del festival si contarono 23 attacchi epilettici, 176 attacchi di asma, 57 colpi di calore e 938 ferite di ogni tipo ai piedi perché moltissima gente si era tolta le scarpe. Per non parlare dei 797 casi di abusi di droga, l’LSD andava per la maggiore.
Le cronache riportano purtroppo due decessi. Una persona morì probabilmente per un’overdose di eroina. L’altra per un terribile incidente. Il diciassettenne Raymond Mizsak fu investito da un trattore il secondo giorno del festival. Il ragazzo era completamente coperto e avvolto nel suo sacco a pelo e intorno a lui c’erano diversi sacchetti della spazzatura: l’autista non fu in grado di distinguere gli uni dagli altri. Mizsak fu trasportato in ospedale con un elicottero ma era già morto.

Un evento memorabile, o no?

Il redattore Barnard Collier del New York Times insistette per raccontare la storia del concerto come un momento di “pace e amore”, opponendosi alle insistenze dei capo redattori, che invece avrebbero voluto che l’evento venisse dipinto come una “catastrofe sociale in corso”..

Non tutti, comunque, sono dell’avviso che Woodstock è un grande momento da ricordare. Eddie Kramer, produttore che lavorò all’evento, vide il concerto come un covo di “500 mila strafatti”e un “caso eccezionale di perdita collettiva di controllo”. Che forse – verrebbe da pensare – anche per questo è passato alla storia.

Fonti: Wikipedia, www.spaccioquotidiano.it, www.rollingstone.com
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