





Il giorno dell’inaugurazione, conosciuto come “il giorno nero” di Disneyland, oltre ai circa 6.000 invitati regolarmente, se ne aggiunsero altri 22.000, che riuscirono a entrare con dei biglietti di invito falsi o scavalcando una recinzione, arrivando ad oltre 28.000 invitati, più di quanti gli addetti al parco fossero pronti a ricevere.
L’enorme affluenza di quel giorno creò ingorghi chilometrici su tutta l’autostrada, mentre nel parco, dove a stento si riusciva a camminare, finirono ben presto le scorte di cibo facendo infuriare gli ospiti. A questo si aggiunse uno sciopero degli idraulici che perdurava da qualche giorno che fece rimanere le fontane del parco a secco. Complice il caldo infernale di luglio e l’asfalto fresco posato sulla Main Street la mattina stessa, i tacchi delle scarpe delle signore finirono per incollarsi al manto stradale, rendendo ulteriormente complicato il passaggio sulla Main Street.
Molte delle pubblicizzate attrazioni erano in realtà ancora chiuse o in costruzione, in alcuni punti del parco, inoltre, la vernice era ancora fresca, tanto che alcuni operai ancora stavano terminando di ridipingere degli oggetti.




Nasceva così lo strumento (e un modo di condivisione) che ha cambiato per sempre il nostro rapporto con le fotografie: non solo grazie ai social network, uno per tutti Instagram, ma per i miliardi di immagini che ogni anno si scambiano nel mondo in tempo reale. Se ciascuno di noi può catturare e condividere tramite il telefono che ormai teniamo sempre in tasca ogni attimo della nostra vita è grazie all’immagine di quella bambina.
Fonti: Focus.it Vanillamagazine.it Wikipedia.it
Louis Daguerre, inventore del dagherrotipo, antenato della macchina fotografica.