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Elogio alla forchetta, prima assaggiare e poi giudicare

Come si può dedurre dal titolo, l’argomento che verrà affrontato è il cibo quindi vorrei suggerire a vegetariani, vegani, crudisti, e chi più ne ha più ne metta, prima di tutto di non arrabbiarsi per le pietanze prese in esame e poi di prendere come spunto di riflessione il seguente consiglio: non necessariamente un piatto che può sembrare “non buono” da mangiare in realtà possa nascondere un gusto sublime. 
Oggigiorno ci sono tante problematiche legate all’alimentazione, cosa che non voglio sminuire, semplicemente prima di dire “che schifo” pensiamoci, ma soprattutto assaggiamo. 
Ecco un esempio lampante: i Brutti ma Buoni, la ricetta a base di mandorle o nocciole e chiare d’uovo dà al biscotto una forma irregolare e brutta ma che in realtà ha un meraviglioso sapore. Ovviamente da qui il nome.
Devo dire che in famiglia le doti culinarie non mancano, sottoscritta inclusa, e quindi mi ritengo abbastanza viziata sotto questo punto di vista. I miei genitori mi hanno trasmesso la voglia di assaggiare senza essere schizzinosa; “prima di dire non mi piace, mangia un boccone e poi decidi”. Questo è per me fondamentale, certo, all’inizio è stato un po’ duro soprattutto se, come è successo a me, vi si presenta sulla forchetta lo stomaco di una gallina… Non ci potevo credere, ma è di una bontà indescrivibile. Ovviamente all’inizio ho avuto delle difficoltà ad addentarlo, ma poi quando la coppa è passata per il secondo giro e mi sono accorta che i due seduti accanto a me hanno fatto il pieno del piatto senza ritegno e senza preoccuparsi delle altre persone a tavola, è scattato un forte nervosismo poiché avrei voluto fare il bis. Alla luce di questa mia esperienza vorrei dire, non fatevi ingannare dalle apparenze e provate!
Diversamente è andata quando ho assaggiato il testicolo di vitello: mio cognato mi ha incoraggiata e io, coerente con le mie idee e fiduciosa dato il meraviglioso sapore della carne alla cipolla con cui è stato cucinato, ho addentato il boccone. Beh, mi spiace ma il testicolo non potrò più mangiarlo, perlomeno quello di vitello. Posso dire, però, di averlo assaggiato!
Non è mai capitato che non abbiano specificato quale tipo di carne fosse quella che state mangiando? Beh, non me ne voglia mia cugina, spero che non litighi con mio zio, ma so che in molte occasioni ha mangiato una bistecca… Ma non una qualunque, un tipo molto particolare, ossia un bel pezzo di lingua di mucca. Ovviamente è stata gustata e ancor oggi non ho capito se mia cugina sappia cosa il papà le ha cucinato. 
Se vi trovate di fronte un piatto di cui non sapete nulla, basta chiedere. Utilizzate anche i sensi, facendolo con contegno ovviamente, sentite gli odori, mangiate i piatti con gli occhi e masticate lentamente in modo da captare quanto più possibile il sapore sulle vostre papille gustative.
Apro una parentesi anche sull’infanzia. Quante pietanze non piacevano quando eravamo fanciulli? Se non vado errato le verdure sono difficili da far mangiare ai bambini. Il concetto dell’assaggio sono convinta valga soprattutto per i piccoli, così da abituarli da subito a provare quello che c’è nel piatto. Ovviamente bisognerebbe cercare di non puntare su cibarie pesanti o esageratamente condite, ma proporre ai bambini piatti semplici, verdure incluse.
Se poi come me siete molto famelici, assaggiate ma state attenti. Un pomeriggio, nel camminare in cucina, la mia attenzione si è rivolta a quel bel cucchiaino ricoperto da quella che io pensavo fosse polvere di cacao… Da piccola non mangiavo spesso il cioccolato quindi non ci ho pensato due volte: mi sono avventata sul cucchiaino prima che arrivassero le mie sorelle e prima che dovessi condividerlo con loro. Il risultato è stato una frenetica corsa in giro per casa poiché la bocca stava andando a fuoco. Non so capacitarmi di come io possa aver scambiato il peperoncino per polvere di cacao. Devo dire però che, nonostante il trauma infantile, adesso adoro il piccante anzi spesso mi invitano a darmi un contegno perché non riesco a smettere di mangiarlo! Un invito a grande voce che vorrei fare è assaggiate quello che da piccoli non mangiavate o che vi ha traumatizzato, i gusti variano, i sapori cambiano e non è da escludere che possiate diventare amatori di piatti sempre snobbati.
Trovo che la curiosità sia un pregio ma bisogna essere capaci di gestirla, anche in ambito culinario. Come ho detto in precedenza chiedete, chiedete, chiedete, in modo sempre garbato, che cosa stanno servendo. C’è chi potrebbe fare grandi scherzi: la mamma di una mia amica organizza un pranzo e prepara pollo e contorno: i cubetti gialli cotti a parte e fatti dopo rosolare con la carne hanno proprio le sembianze di bellissime patatine croccanti… e invece, sorpresa! Una nuova ricetta tutta da assaporare, pollo e pesche! Si immagini chi assaggia, si aspetta una bella patata croccante cotta in padella, e invece, una pesca.
Oltre al piacere di ritrovarsi a tavola in compagnia, mi piace essere invitata a pranzi e cene per assaporare i modi diversi di cucinare; una ricetta può avere gli stessi ingredienti ma non sarà mai uguale, ognuno ha il proprio tocco magico e i propri segreti. Se poi le pietanze sono straniere, evviva! Oltre a ricette diverse, si aggiungono ingredienti nuovi. Per un periodo, quando ancora i ristoranti indiani non erano così diffusi come oggi, il mio cervello tentava di macchinare il modo di farmi invitare da un gruppo di vicini di casa indiani; ogni qualvolta che passavo sotto la loro finestra il mio naso veniva invaso da un odore inebriante di curry. 
Essendo stata in Marocco, ospite della famiglia di mio cognato, lascio immaginare cosa possa essere successo. A colazione, pranzo, merenda e cena, il tavolo straboccava di pietanze mai viste prima, la gioia dei miei occhi. Non avendo confidenza dovevo contenermi, ma non ho avuto problemi ad assaggiare tutto. Per loro fortuna non parlo arabo sennò il pranzo si sarebbe svolto con un sottofondo musicale di domande tipo, cos’è questo, cos’è quello, questo lo adoro, questo mi piace meno… ah, in quest’occasione è stato difficoltoso capire cosa ci fosse nei piatti.

Tavola imbandita per la merenda durante il mio soggiorno in Marocco.

Diversamente è andata quando sono stata in Sicilia… per grande fortuna dei suoi suoceri, la mia amica spiegava già in anticipo quello che avevo nel piatto così da evitarmi figure da invasata. Non racconto altro, dico solo che in una settimana sono riuscita a tornare a casa con ben quattro chili in più!

Concludo rinnovando l’invito ad assaggiare, assaggiare, assaggiare e qualora un giorno doveste avere difficoltà o doveste trovare del cibo non ben identificabile pensatemi, sappiate che avrete sempre il mio sostegno e ricordatevi di questo articolo.

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