
Il Natale ad ultima Thule, le tradizioni che vengono dal freddo.
Iniziamo oggi un ciclo di post “a puntate” che riguardano tradizioni e curiosità legate al Natale. La prima è dedicata alla terra del freddo “per eccellenza” la Scandinavia. Avremo una storia natalizia legata alla Norvegia, alla Svezia, alla Finlandia e all’Islanda.

Scopriamole insieme, non prima di aver dedicato un appunto alla mitica “Thule” del titolo. Ultima Thule, fu per la prima volta definita dal poeta latino Virgilio nel senso di estrema, cioè ultima terra conoscibile. Si parla di Thule come di una terra di fuoco e ghiaccio nella quale il sole non tramonta mai (che sia un riferimento al “sole di mezzanotte”?). Vari autori (i greci Strabone e Pitea, per citarne due) hanno ipotizzato l’identificazione di Thule con i luoghi più disparati: l’Islanda e la Groenlandia, entrambe scoperte e colonizzare dai Vichingh, le Isole Shetland, le Isole Fær Øer, o l’isola di Saaremaa, in Finlandia.
Norvegia: la leggenda di Huldra
Nella mitologia nordica Huldra è un Troll, una donna molto bella, con capelli lunghi e biondi, vestita di bianco, ma con coda di mucca. In Norvegia ancor oggi il giorno di Natale è usanza portare in regalo un dolce a Huldra, lo spirito dell’acqua o del fiume.

Una leggenda narra che una volta, molto tempo fa, proprio il giorno di Natale un pescatore voleva portare un dolce allo spirito dell’acqua, che dimorava nel lago nei pressi di casa sua, ma trovò il lago completamente ghiacciato. Non volendo lasciare il dolce sul ghiaccio, andò a prendere un piccone e cercò di fare un buco nel ghiaccio, pensando così di fare un piacere a Huldra. Ma nonostante gli sforzi riuscì solo a fare un buchetto molto piccolo, troppo piccolo per farci passar attraverso il dolce.
Un po’ indeciso sul da farsi, appoggiò il dolce sulla superficie ghiacciata del lago, quando improvvisamente una piccola manina, candida come la neve, emerse dal buchino ed afferrò il dolce, che si rimpicciolì e poi sparì sotto il ghiaccio.
Da quel giorno la gente si abituò a portare alla Huldra dei dolcetti piccolissimi, in modo che potessero passare anche attraverso un buchetto molto piccolo, per far un piacere alla bella Huldra.
In Norvegia, quando si vuol fare un complimento ad una donna, si usa dire che ha le mani ‘sottili come quelle dello spirito dell’acqua’.
La Santa Lucia Svedese
Molto più famosa di Babbo Natale è la festa di Santa Lucia: una tradizione svedese veramente particolare. Il 13 dicembre in Svezia si festeggia il Luciadagen.

Per gli svedesi questa non è che un’altra ottima occasione per fare festa, accendendo delle candele che, con la loro luce, aiutano a combattere l’oscurità delle corte giornate invernali.
Il Luciadag è anche e il giorno in cui si può cominciare a gustare i Lussekatter, altresì conosciuti come lussebullar. Sono brioches allo zafferano e sono dei dolci tipici del periodo natalizio.

Come molti di voi già sapranno, Santa Lucia è originaria di Siracusa. Ma quando, come e perché questa tradizione tipica Siciliana è arrivata in Svezia?
Sembra che nel settecento alcune famiglie aristocratiche svedesi abbiano introdotto questa tradizione, secondo la quale, la mattina del 13 dicembre, la figlia maggiore dovesse vestire i panni di Lucia e servire la colazione a letto ai propri genitori.

Due secoli più tardi, nel 1927, un quotidiano di Stoccolma lancia il primo concorso tra i propri lettori per votare la Lucia più bella. Nasce così la tradizionale festa di Santa Lucia svedese come la conosciamo oggi.
Ogni anno infatti viene incoronata una Lucia in ogni cittá. Le candidate sono giovani ragazze o bambine (ma potrebbero anche essere ragazzi o bambini). Requisito fondamente è il saper cantare, poiché dovranno esibirsi nelle piazze della città, nei teatri, ospedali e luoghi pubblici e privati di lavoro.
Le loro foto vengono pubblicate sui quotidiani e TV locali. E’ il pubblico che sceglie la Lucia. Le altre candidate diventano le sue damigelle e paggetti.
Ed è così che ogni anno, durante la settimana che porta al 13 dicembre, in diversi luoghi della città potrete assistere alla processione di “Sankta Lucia”. Vedrete una bambina o ragazza, con una corona di candele in testa che impersonifica Lucia. E’ scortata da damigelle e paggetti vestiti in abito bianco, legato in vita da una fascia rossa. In coro cantano canzoni natalizie e portano luce e dolci allo zafferano nelle case e luoghi di lavoro.
Le renne di Babbo Natale abitano in Finlandia
Precisamente a Rovaniemi, paese Natale “ufficiale” di Babbo Natale. Scopriamo il “motore” del suo mezzo di trasporto: le renne!

I nomi delle renne sono le cornici di tante poesie e storie per bambini, vediamo insieme i nomi di queste splendide renne.
Vixen – Freccia. La prima renna trovata da Babbo Natale si chiama Vixen; ha il mantello colore oro e due code.
Dancer – Ballerina. La danzatrice del gruppo, la sua caratteristica è quella di saper ballare ogni ritmo e quando un bambino è triste perchè non riesce a ballare lei gli sussurra all’orecchio dei passi di danza da poter imparare.
Comet – Cometa. Quando vediamo una stella cadente in realtà è Comet; La renna più veloce lei coglie ogni desiderio e lo riferisce a Babbo Natale, non ha bisogno di dormire Comet poichè corre sempre a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Cupid – Cupido. Non può mancare la renna più coccolona, ovvero, Cupid; Una delle caratteristiche più belle di Cupid è una macchiolina rossa a forma di cuore sul petto e il suo compito è quello di scovare tra le tantissime lettere quella del bambino che è stato buono per tutto l’anno e la porta a Babbo Natale.

Donder – Saltarello. Il cantante del gruppo, la sua caratteristica è quella non solo di saper cantare ma anche di riuscire ad interpretare le voci maschili e femminili a seconda dei casi, ed inoltre, riesce ad imitare le voci dei genitori di ogni bambino del mondo usandole quando i piccoli fanno qualche birbanteria per rimproverarli facendogli credere che siano i genitori a farlo.
Dasher – Fulmine. La protettrice dei doni invece è Dasher; Quando è nata aveva due dentoni così grandi che la madre per paura di farsi male alattandola decise di darle solo le carote, crescendo i suoi denti sono diventati più grandi così li usò come arma, ogni qualvolta un brutto uccellaccio cerca di rubare i doni dei bambini lei lo morsica e così facendo l’uccellaccio scappa.
Blitzen – Dono. Quando Babbo Natale trovò la sua prima renna Vixen assieme a lei c’era anche la gemella Blitzen; Anche lei con il mantello d’oro possiede una sola coda e la sua caratteristica è quella di essere sempre così tanto raffreddata che le gocce che scendono dal suo naso quando si appoggiano a terra fanno nascere tanti fiorellini.
Prancer – Donnola. L’ultima renna che Babbo Natale raccolse fu Prancer, così tanto timida che il suo musino diventa sempre più rosso quando si sente troppo osservata.

Rudolph, la nona renna di Babbo Natale. La leggenda narra che la nona renna si unì al gruppo di Babbo Natale, il suo nome è Rudolph; una piccola renna del Polo Nord la sua particolarità era il suo grosso naso rosso, ma per lui questo era solo motivo di prese in giro così preferiva sempre starsene in disparte. La notte della Vigilia Babbo Natale era preoccupato perchè non poteva consegnare i doni a tutti i bambini del mondo, poichè, proprio quella notte, c’era una nebbia troppo fitta; così nella tristezza totale di tutte le renne vide il nasone di Rudolph illuminarsi così tanto che a Babbo Natale venne una bellissima idea, ovvero, quella di guidare lui il gruppo e di illuminare la strada con il suo bel nasone rosso e questa è la sua caratteristica più importante.
Da allora Rudolph è il primo della ciurma e guida la slitta anche nelle notti più nebbiose.
In Islanda tra elfi e libri
Quasi l’80% della popolazione islandese crede nell’esistenza di elfi, gnomi e folletti; in una parola, “hidden people”. E il Natale in Islanda non potrebbe essere più intriso di folklore e di credenze popolari. Protagonisti delle festività natalizie sono i Jólasveinar/gli amici/i ragazzi del Natale, 13 piccoli orchi che in questo periodo si divertono a rubare cibo e fare scherzi.

Secondo la tradizione, queste creature sono i figli di Grýla e Leppalúði, due troll divoratori di bambini che vivono sul monte Bláfjöll, la Montagna Blu nei pressi di Reykjavik. Gryla appartiene alle antiche credenze, difatti viene menzionata anche nell’Edda, e Leppalúði è il suo marito sottomesso.
A partire dal 12 Dicembre, la vigilia di Santa Lucia, fino al 24 Dicembre, i Jólasveinar scendono dalle montagne, uno ogni notte, per fare dispetti facilmente intuibili già dal nome:

Stekkjastaur (= “Palo di recinto“) si infila nelle stalle nell’ostinata impresa di rubare il loro latte.

Giljagaur (= “demonio del canale d’irrigazione“) si nasconde nei canali d’irrigazione e risale fino alle stalle, dove ne approfitta per mangiucchiare indisturbato la schiuma di latte.

Stúfur (= “Tozzo”, “Omiciattolo”) questo Yule Lad ama rubare le pentole.

Þvörusleikir = (“Colui che lecca il cucchiaio”) ruba il Þvörur (un tipo di cucchiaio in legno), per leccarlo.

Pottaskefill (= “Gratta-pentole”) si mette a raschiare i fondi delle pentole che non sono ancora state lavate.

Askasleikir (= “Colui che lecca le scodelle”) si nasconde sotto il letto, aspettando che arrivi qualcuno, per gettare a terra e rubare l’askur, un tipo di scodella.

Hurðaskellir (= “Colui che sbatte le porte”) ama sbattere le porte (specie di notte) e gridare, per spaventare la gente!

Skyrgámur (= “Goloso di formaggi”) va in cerca dello skyr, un latticino islandese simile allo yoghurt.

Bjúgnakrækir (= “Colui che ruba le salsicce”) si nasconde nelle travi dei tetti, per rubare le salsicce.

Gluggagægir (= “Colui che spia dalle finestre”) spia dalle finestre, in cerca di qualcosa da rubare.

Gáttaþefur (= “Colui che annusa le fessure delle porte”) ha un grosso naso e un gran senso dell’olfatto, che usa per individuare il laufabrauð, un tradizionale dolciume islandese, tipico del periodo natalizio.

Ketkrókur (= “Uncina-carne”) questo jólasveinn usa un uncino per rubare la carne.

Kertasníkir (“Colui che porta le candele”) segue i bambini, per rubar loro le candele.
Ogni notte, prima di andare a dormire, i bambini islandesi lasciano sul davanzale della finestra la loro scarpa più grande, nella speranza che i Jólasveinar vi lascino un regalo: se durante l’anno si sono comportati bene, riceveranno dei dolcetti o un piccolo dono, se invece sono stati cattivi, riceveranno una patata cruda raggrinzita.

Se i bambini ricevono tanti piccoli doni durante tutte le festività, per gli adulti è invece tradizione regalare libri e passare la notte della vigilia leggendo. Questo rito prende il nome di Jólabókaflóð, letteralmente “alluvione di libri per Natale”. Il Natale in Islanda non è tale se non c’è una valanga di libri sotto l’albero. Gli islandesi sono un popolo di grandi lettori, ma anche di scrittori. Difatti l’Islanda è il paese con più libri pubblicati pro capite: pare che un islandese su dieci ne abbia scritto e pubblicato almeno uno. Pare che l’usanza di regalare libri a Natale risalga al periodo della Seconda Guerra Mondiale, quando le leggi in vigore imponevano restrizioni sull’importazione di molti beni dall’estero, ma non della carta. Per questo i libri, facili da reperire, divennero il regalo per eccellenza.



2 commenti
Ciao
Non esiste. Natale per me è tradizione autoctona.
Patrizia
Devo leggerlo a mia figlia!!
Vorrei proporre l’inserimento del tempo di lettura, perchè articoli così lunghi sono anche molto impegnativi.