
Ma il Natale si festeggia proprio dappertutto?
Nella nostra nuova “puntata” sulle usanze del Natale, la nostra slitta (o tavola da surf?) ci porta in tre paesi in cui per ragioni culturali o religiose in cui il Natale è un giorno come gli altri.
Giappone: “Merii Kurisumasu“
il Natale in Giappone è visto più come un’occasione per un appuntamento romantico con la propria dolce metà, poiché la maggior parte della popolazione è buddhista. Le coppie passano il giorno della Vigilia insieme, facendo shopping o ammirando le bellissime luminarie, per poi finire la serata con una cena a ristorante.
In Giappone sono gli innamorati che si scambiano regali, mentre è raro che si faccia lo stesso con amici o famigliari (ad eccezione dei bambini).

Chi non ha un partner può partecipare alle feste di Natale organizzate nei club o nelle discoteche, oppure passare la giornata al bowling o in un karaoke, magari con un appuntamento di gruppo organizzato.
C’è anche chi preferisce fare una normale uscita con gli amici o restare a casa con la famiglia, scelta che si sta diffondendo sempre più negli ultimi anni.
In ogni caso, è innegabile che l’atmosfera natalizia giapponese abbia una forte connotazione romantica e la maggior parte di ragazzi e ragazze sperano di trovare il giusto partner con cui passare il giorno di Natale. Le coppie vanno a cena fuori, soprattutto al ristorante italiano o francese, ma c’è anche un altro modo di festeggiarlo, ossia andando a mangiare pollo fritto! Avete letto bene, è davvero curioso ma questa tradizione si è creata soprattutto grazie alle campagne pubblicitarie di KFC – Kentucky Fried Chicken, la catena americana, la quale ha approfittato del fatto che i giapponesi vanno matti per l’America e che i cristiani sono soltanto una piccola percentuale nel Sol Levante.

Oltre al pollo fritto, un altro cibo tipico di natale è la Christmas Cake, ossia una semplice torta di pan di spagna con panna montata e decorata con fragole e immagini di Babbo Natale, che qui viene chiamato Santa San, ricalcando il Santa Claus americano.

Russia, tutto rimandato al 7 gennaio.
Vietato durante il periodo sovietico, il Natale ortodosso è tornato ad essere festa nazionale e sta diventando sempre più popolare. Di solito il 7 gennaio trascorre tra visite a parenti e amici, la partecipazione alla messa ortodossa per i più credenti e una cena importante con la propria famiglia. Il Natale nella tradizione russa-ortodossa è preceduto da un periodo di purificazione di 40 giorni in cui è vietato mangiare la carne. Il digiuno finisce “quando appare la prima stella” la notte del 6 gennaio, simbolo della nascita di Gesù Cristo.

La stessa stella segna anche l’inizio della cena di Natale. La sera di Natale nella tradizione slava segna l’inizio di un’antica festività detta Svyatki, in cui le giovani donne usavano candele e specchio per invocare l’immagine di quello che sarebbe diventato il loro futuro marito.

La cena della vigilia inizia solo dopo che la prima stella è comparsa nel cielo ad annunciare l’imminente nascita del Cristo. La tradizione vuole che ci siano 12 diversi piatti in onore degli apostoli di Cristo ma non prevede l’uso di carne. Per gli Ortodossi più ferventi, alcol, pesce e oli vegetali non sono ammessi mentre in altre famiglie si beve il vino rosso ma sono banditi i liquori. Il pasto per i credenti inizia con la preghiera al Signore condotta dal capofamiglia maschio mentre la mamma benedice tutti i partecipanti tracciando una croce con del miele sulla fronte degli astanti. Spesso si consuma il pane bagnato prima nel miele e poi nell’aglio tritato. Questi due alimenti simboleggiano l’uno la dolcezza della vita e l’altro la sua amarezza. Dopo cena i piatti non si lavano e si aprono i regali, che secondo la tradizione, vengono portati dal Padre Gelo accompagnato da Babushka, una simpatica vecchietta che lo aiuta nella distribuzione dei doni; poi tutta la famiglia va a messa. Il 25 dicembre invece è una giorno normale.
Paesi Islamici
Qui risuonano i richiami dei muezzin, non Jingle bells. In Turchia e in Marocco, ad esempio, è una giornata come le altre. I credenti possono prendere giorni di ferie per l’occasione. In Arabia Saudita, invece, non è permesso il culto pubblico di altre religioni – le celebrazioni per il milione e mezzo di cristiani che vive nel Paese sono consentite negli spazi privati (case, palestre, ambasciate), dal momento che non esistono Chiese nella Terra delle Due Sacre Moschee.
La stessa disciplina è ferrea anche per quanto riguarda le decorazioni: alberi, presepi, barbe bianche e vestiti rossi sono banditi negli spazi pubblici. E anche nei negozi (a meno che si voglia ricevere la sgradevole visita della Commissione per la Promozione della Virtù e per la Prevenzione del Vizio) è meglio stare cauti. Niente a Riad, niente in assoluto alla Mecca e alla Medina, qualcosa di più a Jedda, che è la città più liberale del Paese.

Tutt’altra aria si respira in Iran. Qui la popolazione cristiana è numerosa (la maggior parte è ortodossa, ma ci sono anche cattolici e protestanti) e la celebrazione è permessa, anzi: è riconosciuta, anche se non è considerata un giorno di vacanza. In ogni caso, si può pregare nelle Chiese e si possono vedere per le strade e nelle case gli addobbi natalizi più comuni.

Nella prossima puntata staremo sul classico: scopriremo le origini di Babbo Natale, chi ha inventarono presepe e del perché gli addobbi dell’albero possono essere sia candele, che arance o mele. Ci vediamo!
Fonti: sognandoilgiappone.it genteinviaggio.it linkiesta.it pinterest.com per le foto

