
Consigli di lettura: musica, gatti e altre passioni che aiutano a vivere
Negli ultimi tempi mi sono capitati sotto mano, senza alcuna mia intenzione, tre libri con un comune denominatore: tutti sono incentrati su protagonisti con difficoltà pesanti che hanno trovato un supporto psicologico in una passione… o in un gatto. Sembra facile a dirsi; in realtà leggendoli si scopre un’evoluzione lenta, articolata, fatta di alti e bassi.
È la storia vera, in parte romanzata, di una suonatrice di violoncello che porta avanti la sua passione nonostante la grave compromissione della funzionalità di un braccio, a seguito di un incidente d’auto subito da piccola. L’autrice ha infatti suonato per decenni alla Scala, e questa è la storia di come ci è arrivata.

Tutto inizia da quel maledetto incidente e dalla concomitante scoperta del vecchio violoncello del nonno: da quel momento diventa un pensiero fisso e, benché contrastata dai genitori e da alcuni insegnanti, riesce a entrare nelle grazie di un eccentrico professore di musica burbero ed esplicito. Pur parlando della sua mano come fatta “di mollica” il professore intuisce una grande potenzialità musicale e scommette su di lei. Lo studio del violoncello è molto difficile con quel braccio “molliccio”; ci si mettono anche segreti in famiglia e a scuola, delusioni, lutti, problemi allo strumento ecc. Ma la musica è la forza che dà a Cecilia il coraggio di andare avanti, sempre.

È di qualche mese fa la notizia della scomparsa di Bob, “gatto di strada” londinese. Era diventato famoso dapprima in città, poi a livello internazionale grazie alla stampa e a una casa editrice. Il gatto fulvo era stato ritrovato ferito nell’androne di un palazzo da James Bowen, tossicodipendente in via di recupero. Il giovane l’aveva fatto curare con tutti i suoi risparmi; poi lo aveva lasciato andare credendo che preferisse la libertà. Invece Bob lo seguiva ovunque: aveva “scelto” il suo umano e James non poté fare altro che accoglierlo nel suo angusto appartamento.
Il percorso verso la disintossicazione è davvero arduo e impegnativo: spesso alcolisti e tossicodipendenti giungono a vivere ai margini della società ed è molto difficile combattere la dipendenza, diventata ormai una malattia in grado di trasformare la vittima in un’altra persona, e al contempo reinserirsi. Nessuno ti rivuole indietro. In aggiunta, spesso chi cade nella rete della droga lo fa per lenire una disperazione preesistente, che torna a galla una volta calata la cortina della dipendenza. Ad ogni modo, grazie all’aiuto di professionisti, James riuscì a intraprendere quel percorso, e nel frattempo campava a fatica suonando per strada o vendendo riviste.
L’incontro con Bob contribuì alla svolta. Il gatto lo seguiva ovunque, anche per strada: non solo lo rendeva più simpatico agli occhi dei passanti, ma gli fece soprattutto sperimentare condizioni sconosciute o dimenticate: la fiducia, la compagnia, l’affetto incondizionato, il senso di responsabilità nei confronti di un altro essere vivente, la gioia delle piccole cose. A differenza di quanto sostenuto da alcuni malpensanti, il legame tra James e Bob non era opportunistico: il gatto lo seguiva volontariamente, nessuno lo obbligava, e la sua compagnia era di gran lunga più benefica dei pochi spiccioli guadagnati in più. “È il gatto a scegliere il suo umano”, ribadisce James più volte .
Si trattava di uno scambio reciproco e proficuo. Bob costituiva un grande supporto psicologico durante i gravi problemi di salute, economici e sociali del suo umano (perfino durante un’aggressione), James imparò a prendersi cura di qualcun altro con tutto ciò che questo comportava (le preoccupazioni, il senso di protezione, la responsabilità).
Nonostante l’autore sia stato aiutato da un redattore editoriale a dare alla sua storia un filo conduttore, le parole sono sue (James è infatti un gran lettore), e da esse traspare una certa sensibilità che riemerge dopo essere stata sepolta dalla dipendenza. James si descrive come un ragazzino intelligente ma discolo e ribelle: i problemi familiari (divorzio dei genitori, trasferimenti ecc.) uniti al suo temperamento ingestibile lo fecero allontanare dalla famiglia per tentare la strada della musica, che però non andò a buon fine. Il carattere scostante lo isolò da amici e parenti e la solitudine e la disperazione lo gettarono nelle braccia della droga. James quindi riesce a tratteggiare un quadro molto realistico di sé, della società e dei suoi genitori, con cui si è poi riconciliato e che hanno a loro volta riconosciuto le proprie colpe.
È un libro a mio avviso senza fronzoli né infiocchettature, che descrive una storia straordinaria di riabilitazione e di scambio. Già ai tempi di questo suo secondo libro la gente chiedeva a James come avrebbe fatto dopo la dipartita di Bob. Si sa, i nostri animali vivono meno di noi e bisogna rassegnarsi a una perdita precoce. James ne era ben consapevole, e cercava di godersi ogni piccolo momento trascorso con il suo amico felino.
Se già per ciascuno di noi perdere un animale domestico suscita emozioni di lutto, chissà come deve essere stato sconvolgente per una persona che deve a lui gran parte dei suoi progressi. Dalla pagina social pare che, nonostante l’enorme disperazione per la sua dipartita, James abbia acquisito da questa vicenda la forza di andare avanti. Ora infatti conduce una vita più tranquilla e si sta prendendo cura di altri felini, adottati prima della morte di Bob. Per il suo caro amico è in programma la creazione di un monumento per le strade di Londra.

Infine, raggiungiamo l’apice con questa raccolta di storie di disabili a cui però si addice il tanto vituperato termine “diversamente abile”. Sono tutte quelle persone che, nonostante disabilità pesanti (cecità, mancanza di arti, paralisi ecc.) conducono un’esistenza quasi normale e hanno trovato la loro strada altrove. Per esempio, Simona Atzori è una pittrice e ballerina senza braccia, Felice Tagliaferri è uno scultore cieco, esiste una band di eccellenti qualità musicali composta interamente da disabili, Fulvio Frisone è un fisico teorico ricercatissimo in tutto il mondo nonostante la tetraplegia, Paolo Anibaldi, paraplegico, è un chirurgo molto preparato. Nel libro si trovano decine di storie di questo genere, ma basta dare uno sguardo alla lunghissima lista di campioni paralimpici italiani per rendersi conto che a volte la disabilità non è di ostacolo a niente.
Questo non significa, purtroppo, che tutti coloro che subiscono una grave compromissione possano trovare altri ambiti in cui eccellere; servono un buon background familiare, un temperamento forte, un ambiente stimolante ecc. Significa, però, che una passione vissuta in modo intenso può aiutare l’uomo a superare le criticità della sua vita, qualunque esse siano.

