
Ritorno a scuola… a distanza
Avevo dimenticato completamente le lezioni universitarie. Questo, oltre agli anni trascorsi, perché di recente ho concluso un corso di pedagogia e mi sono ritrovata in un’aula di scuola con banchi a grandezza bambino, lavagna con gessi colorati e una ventina di compagni di classe.
Come quando ero all’elementari, preferivo alcune lezioni ad altre, stessa cosa per gli insegnanti ma, soprattutto, mi sono resa conto di quanto sia difficile mantenere viva l’attenzione per tanto tempo; le materie artistiche, poi, sono emotivamente impegnative oltre che essere un dispendio di energia non indifferente. In fase post pranzo dopo il panino, l’occhio tende alla chiusura, ma bisogna stare svegli! Prendere appunti, alzare la mano per domande o chiarimenti, condividere il proprio punto di vista e, magari, discuterne insieme con i compagni e l’insegnante.
Per quanto possa sembrare scontato ho sentito tanto il mio approccio alla scuola cambiato, rispetto a quando ero bambina: molto dipende da noi e dalla nostra volontà. Personalmente questa esperienza di ritorno tra i banchi, mi ha fatto toccare con mano le difficoltà e i carichi emotivi che da sempre bambini e ragazzi affrontano, dall’insegnante alla materia che non piace, ai rapporti coi compagni, allo studio.
Come spiegato nell’ articolo “La scuola ieri e oggi” ruolo cruciale e fondamentale, quello dell’insegnante: destare l’interesse degli allievi, mantenerne viva l’attenzione e ingegnarsi di continuo per proporre sempre cose nuove, con metodi diversi e creativi.
E qui entra in gioco la mia ultima e recente esperienza universitaria. Mi sono iscritta a un ateneo telematico per poter preparare alcuni esami. Avevo appena concluso le interviste relative alla didattica a distanza e mi ci sono ritrovata io stessa: computer, lezioni registrate ed esami online. Ho riflettuto a lungo e sono giunta alla conclusione che questa, per me, è stata un’esperienza molto disagiante.

Tanti, tanti complimenti a tutti gli studenti e agli insegnanti che hanno portato per mesi e portano avanti ancor oggi, la didattica online! Questo “trauma” è durato alla sottoscritta un solo mese, una settimana di lezione al computer e nel weekend test virtuali, per un totale di quattro esami, posizioni astruse sulla sedia, c’è chi si è anche divertito a farmi foto senza che mi accorgessi di nulla, e occhi devastati a fine giornata.
Non mi sono tirata indietro dal prendere i canonici appunti perché le materie erano molto interessanti, ma, anche dal segnarmi tutto quello che ho provato e che mi ha infastidita a causa di questo tipo di didattica. Sicuramente la mia situazione è un’altra rispetto a quella di tutti gli studenti, dalla scuola primaria sino all’università, ma mi è servita per comprendere ancora di più cosa possano aver provato alunni grandi e piccoli.
Torno a ripetere che le materie mi hanno molto interessata e il non essere presente fisicamente alla lezione mi ha molto disturbata poiché avrei voluto fare domande a raffica durante le spiegazioni e chi ha potuto seguire la lezione dal vivo si ritenga fortunato che non ci fossi! Quando vedevo che nell’aula cominciavano i dibattiti e i confronti capeggiati dai professori ho provato una frustrazione indescrivibile per l’impossibilità di interagire; ad oggi ho ancora domande senza risposta.
La lezione registrata è un’arma a doppio taglio perché, ai miei mancati interventi, si affiancava la possibilità di riascoltare quanto detto e di sviluppare nuovi pensieri o considerazioni, in solitaria però; insomma, quella che doveva essere una lezione di due ore, io la facevo durare anche tre. Forte disagio derivante anche dal “tasto pausa”, motivo di ulteriore allungamento del corso. Non si dimentichi, poi, che il tempo trascorso durante la “pausa caffè” viene tolto nella registrazione finale, quindi è l’ascoltatore che in autonomia deve gestire gli intervalli.
Posso dire, però, di essere un minimo riuscita sfogare la mia frustrazione obbligando il mio povero fidanzato ad ascoltare brevi (non sono andata oltre il quarto d’ora) parti di lezione e poi a discuterne con lui. Grazie!
Ma ritorniamo alla registrazione e a quelle parti palesemente tagliate o peggio ancora a quelle interruzioni in pieno dibattito dovute agli intervalli, le cui riprese successive, nel montaggio del video, sono state completamente eliminate… Tralascio i commenti!
La socialità: questo argomento meriterebbe un intero articolo, cosa che ovviamente evito o magari potrei affrontare più avanti, certo è che le quattro chiacchiere, lo scambio di opinione o la semplice richiesta di ripetere un’unica parola che non si è sentita, sono tutte cose da dimenticare. In caso di necessità di chiarimenti e domande è possibile mandare mail ai professori, che anche in questo caso, si sono scansati le mie infinite filippiche. Mi sembra palese, però, che non sia la stessa cosa intavolare un discorso, affrontando argomenti che ne aprono anche altri, via mail.
E gli esami? Non sono stati così tremendi come pensavo, studiando ed esercitandosi erano più che fattibili, ma la mia ansia proveniva dalla possibilità che la connessione potesse saltare e quindi annullare tutto il compito; inoltre, durante il quiz, è necessario confermare la presenza cliccando il tasto che d’improvviso ti compare nel pieno della lettura e concentrazione. Questo accade ben ogni dieci minuti, cosa che mette una certa pressione, senza dimenticare il meraviglioso conto alla rovescia piazzato al centro dello schermo sopra il test. Ansia…
Personalmente credo che molte materie siano più predisposte alla discussione orale che scritta, quelle umanistiche in particolare, i cui concetti possono essere assimilati diversamente da chiunque, oltre che mal interpretati, sulla base di come siamo.
Concludo con una parentesi un po’ tecnica e organizzativa: sicuramente dipende da chi riprende la lezione, ma in più occasioni mi è capitato di non riuscire a vedere le slide, cosa che in alcuni momenti mi avrebbe aiutata nelle incomprensioni di parole e concetti. Peraltro non sempre le spiegazioni proiettate sono disponibili a chi frequenta il corso online e stessa cosa vale per i libri.
Mi manca un ultimo esame da preparare e, alla luce di tutto quello che ho scritto, so già che tornerò FISICAMENTE in università a poterlo discutere col professore.

