
Capiamo insieme la sicurezza digitale
Perche’ imparare a riconoscere i pericoli?
L’abbiamo detto mille volte, viviamo una realta’ permeata di digitale. E quanto piu’ uno strumento e’ presente, con costanza, nella nostra vita, tanto piu’ dobbiamo imparare ad usarlo con criterio.
Ma questa consapevolezza, ppadronanza e sicurezza la si acquisisce solamente tramite un percorso vero e proprio, di studio, di pratica, di buoni costumi. Eccoci quindi al primo gradino di questa scala: la comprensione del problema.
Quali rischi corriamo?
Quando parliamo di tecnologia a livello ‘’Consumer’’ (non parlando quindi di un uso professionale o addirittura aziendale), i rischi legati alla tecnologia si possono raggruppare, per sintesi (forse un po’ forzata), in 2 aree: La sicurezza del dato e delle interazioni sociali.
Queste due aree, che spesso sembrano cosi’ distanti ed indipendenti tra di loro, sono invece spesso parallele nella nostra esperienza del virtuale, risentendo l’una dell’altra nelle esperienze negative che, prima o poi, tutti noi viviamo. E’ bene quindi avere una buona educazione in ambedue queste aree, per poter affrontare serenamente le proprie pratiche online senza incappare in spiacevoli incidenti.
La Sicurezza del dato

Oggi il dato e’ una delle piu’ grandi fonte di reddito quando parliamo di grandi aziende quali Google, Amazon, Facebook e via discorrendo, tanto che i Big Data (Enormi raccolte di dati analizzati, venduti e sfruttati da varie aziende) vengono definiti il petrolio del nuovo secolo.
Come dicevamo, queste enormi banche dati sono molto spesso dati statistici sulle preferenze dei consumatori, su cosa e come utilizziamo un certo tipo di servizio, cosa compriamo abitualmente, in che orari ci spostiamo e tanto altro ancora; dati raccolti tramite la piu’ disparata varieta’ di dispositivi smart, app, servizi e chi piu’ ne ha piu’ ne metta.
I dati vengono raccolti non solo tramite i nostri smartphone, pc o tablet, ma anche tramite i tanto agognati assistenti virtuali, tramite gli oggetti smart di casa nostra, l’auto interconnessa a internet e via via spaziando ormai in quasi tutti gli oggetti che stanno entrando a far parte della tanto rinomata Internet delle cose (sulla quale apriremo un articolo a se).
Capiamo bene, quindi, che il nostro utilizzare varie piattaforme o servizi, a pagamento o non, genera comunque tutta una serie di dati che hanno un valore, intrinseco ed economico, che generano un forte interesse nelle grandi multinazionali di marketing.
Ma non ci fermiamo qui: con il termine dato ci si riferisce anche ad informazioni personali, fotografie, scambi di messaggi social, mail o vocali, numeri di conti corrente, movimentazioni bancarie, targhe automobilistiche …, insomma, dati strettamente legati alla nostra sfera privata, spesso della vita reale, che hanno un forte impatto sulla nostra vita reale.
Tutto questo, in una piu’ ampia visione d’insieme, fa parte di un importante patrimonio personale che, come regolamentato dalle attuali normative sulla privacy e sul trattamento dei dati personali (Vedi GDPR), abbiamo il DIRITTO (per noi) e il DOVERE (per gli altri) di tutelare.
Tutto questo ci porta ad affrontare a viso aperto tutta una serie di questioni partendo dal presupposto che i mie dati generati piu’ o meno consapevolmente vanno protetti con una serie di misure che partono da un buon antivirus, fino ad arrivare ad un uso corretto delle varie piattaforme online, passando anche su una buona conoscenza e applicazione di tutte quelle regole sulla condivisione sicura dei dati personali.
USO E ABUSO DELLA TECNOLOGIA
Se sul vostro smartphone avete attivato la funzione ‘’Salute Digitale’’ (molti brand la cammuffano sotto altri nomi) allora potete gia’ capire che le attuali Neuro-Scienze e Studi sulla comunicazione permettano ai produttori di app e software di tenervi attaccati allo schermo ore ed ore senza che voi ve ne rendiate Davvero conto. Uso il temine Davvero non a caso: chi non ha provato ad alzarsi dal divano o dal letto dopo 1 ora di scrolling e texting con mal di collo o dolore a gomiti, polsi o mani. Il nostro corpo e la nostra mente ci mandano dei chiari segnali di avvertimento (e a volte anche di allarme) che noi trascuriamo, inebriati da una dose di dopamina pure.
Ecco, appunto, questa Dopamina e’ uno dei punti cardine attorno al quale ruota la User Experience (pratica grazie alla quale un professionista analizza, crea o revisiona l’interfaccia di un software o di un app secondo degli standard di utilizzo ben definite).
Per non addentrarci troppo nel campo minato della UX, possiamo riassumere che nulla e’ lasciato al caso durante il processo di creazione di un interfaccia utente: il risultato finale e’ una continua stimolazione di alcuni nostri processi mentali che ci portano ad avere una continua necessita’ di utilizzo di quel servizio, con il fine ultimo di massimizzare le nostre ore di utilizzo (o portare ad una conversione di un utente visitatore in un utente pagante).
E ci riescono, benissimo direi.
Ma la societa’ ci insegna che da cosa nasce cosa, e cosi’ anche da questi abusi nascono dei problemi: dipendenza da social, Ludopatie, Acquisti compulsivi, problematiche sociali, psicologiche e fisiche (vedi la sindrome da Texting Neck . )
Tanto quanto per i dati nasce anche qui la necessita’ di una maggiore educazione e protezione, al fine di evitare numerose brutte esperienze.
COME TROVARE I GIUSTI EQUILIBRI

Ogni grande cambiamento passa principalmente da tre fasi: Consapevolezza, Conoscenza e Contromisura.
Una volta presa coscienza del problema, e’ d’obbligo affrontare un minimo di formazione per poi arrivare ad attuare tutta una serie di contromisure tecnico/organizzative che ci permetteranno di avere un grado di sicurezza maggiore di fronte alla nostra esperienza con il digitale.
Dal canto nostro, facciamo del nostro meglio per mantenervi aggiornati e consapevoli di talune problematiche come quelle in tema: sul nostro portale potrete trovare spunti e approfondimenti sul tema, soprattutto qui, nonche’ appuntamento con corsi di formazione su varie tematiche inerenti all’argomento.

