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Vacanze: una pausa dal digitale?

Sembra un paradosso leggere di “pausa digitale” su un sito internet, ma “digitale” non significa soltanto scrollare il telefono o guardare video a raffica. Internet ha diverse utilità (l’informazione, la condivisione ecc.), ma, come ha ben spiegato Stefano nel suo ultimo podcast, recentemente si assiste a una sorta di “bulimia” di quel comparto digitale che andrebbe “consumato” con parsimonia: quello che serve a riempire spazi, vuoti e silenzi, dandoci poco o nulla in cambio. Il che non significa eliminare tout court quel tipo di svago, ma solo che quando iniziamo a ricercarlo con ansia e irrequietezza ci troviamo forse di fronte a un’eccessiva immersione.

Il termine “irrequietezza” prelude anche ad un altro problema: quello della non-disconnessione lavorativa, della reperibilità a tutti costi. Il lockdown ha esacerbato questa tendenza: da un lato il lavoratore (docente, manager, informatico ecc.) non riesce a staccare e ha l’ansia che tutto funzioni alla grande anche in sua assenza, dall’altra un certo tipo di utenza ha la pretesa di una risposta immediata ed è impaziente di avere tutto e subito.

Quindi, anche in vacanza, non solo centinaia di accessi ai social e migliaia di minuti trascorsi a guardare video, ma anche telefonate, videocall e un frenetico controllo della casella di posta, dei messaggi, delle proprie postazioni di lavoro, ecc. Questo perché stare a contemplare il paesaggio, passeggiare in silenzio o semplicemente riposare danno la sensazione di un vuoto da riempire. Per fortuna non accade a tutti, ma chi è abituato a una vita molto frenetica fra lavoro, famiglia e svaghi, durante i momenti di ozio mentale tende a percepire un po’ di disagio o di noia. Questo è palese anche nei momenti di attesa o di transizione che inframezzano la nostra giornata. Quante volte, dopo un semaforo rosso piuttosto lungo, il primo della fila tarda a ripartire quando scatta il verde e deve essere sollecitato da un coro di clacson?

Secondo questo sondaggio (limitato alla città di Vicenza, ma estendibile al resto d’Italia), l’attività digitale in vacanza è concentrata soprattutto sulla condivisione di foto e video. Al secondo posto c’è vedere cosa fanno gli amici e i propri personaggi preferiti, poi informarsi sugli itinerari, sui luoghi da visitare e in cui mangiare; infine c’è la motivazione “scaccia-noia”. A volte, oltre a condividere, si cerca la competizione: il 10% di chi usa i social come “album conviviale” si sente un po’ “in difetto”, il 6% invece passa molto tempo a produrre le immagini e i video migliori, per vincere la gara della vacanza più bella.

Ma come sempre il troppo stroppia, e chi cede a questo “troppo” rischia di passare un anno a languire in attesa di vacanze che però si trascorrono davanti allo schermo. Tuttavia non si parla di una vera e propria dipendenza, ma di una semplice consuetudine che possiamo sradicare, per esempio:

  • trattenendoci dal fotografare ogni piatto e dal postare subito la foto appena scattata (si può dedicare alla composizione del nostro album la sera o il rientro dalle vacanze);
  • passeggiando senza scattare selfie a ogni metro; godendosi il paesaggio oltre a immortalare tutto ciò che merita;
  • apprezzando il silenzio; o comunque resistendo alla tentazione di riempirlo sempre con musica, video, suoni vari ecc.;
  • impostando una mail automatica (o la segreteria sull’utenza aziendale) che avverte i colleghi ansiosi o i clienti pretenziosi che per quel lasso di tempo non dobbiamo essere disturbati;
  • disattivando le notifiche di TUTTO;
  • occupando i lunghi momenti di ozio (per es. mentre si prende il sole o si è costretti a rimanere in tenda per un nubifragio) diversificando i propri passatempi: non solo il telefono, ma anche cruciverba, libri, giochi da tavolo, ecc. La cosa migliore sarebbe diversificare anche il “mezzo”, cioè non usare sempre il dispositivo digitale per leggere/fare enigmistica/ giocare a scacchi ecc., ma se non è possibile va bene anche il telefono;
  • leggendo meno notizie, soprattutto se siamo giustamente abituati a informarci il più possibile (magari scegliamo una sola fonte che ci pare attendibile);
  • resistendo alla tentazione durante i momenti morti: per es. in auto contempliamo il paesaggio, i fiori sul ciglio della strada, oppure teniamo gli occhi puntati sul semaforo se siamo alla guida; in attesa che ci servano al ristorante parliamo, cerchiamo di indovinare la fonte degli odori, la lingua parlata dai vicini ecc.

Se invece siamo a uno stadio un pochino più “avanzato” e la nostra mano va sempre in automatico a pescare il cellulare, forse è il caso di valutare queste alternative:

  • recuperare un telefonino “vecchio stampo” con poche funzioni (messaggistica e chiamate) da usare soltanto durante quei giorni;
  • programmare la vacanza in luoghi con bassa o nulla connessione internet: in Italia un esempio è l’iniziativa di alcuni comuni delle Dolomiti venete per la valorizzazione del territorio: Dolomites Maadness.
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