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L’arteterapia: metodo di cura e di crescita

L’arte, in tutte le sue forme (visiva, sensoriale, musicale, verbale), può essere considerata un tramite fra i nostri pensieri ed emozioni e il mondo esterno. Consente di esprimere se stessi, comprendersi ed eventualmente arricchirsi.

L’arteterapia è un concetto elaborato a partire dagli anni Settanta, ma da sempre l’arte è considerata una forma di cura o semplicemente di sollievo. D’altronde fin dalla notte dei tempi l’uomo ha usato la pittura, la scultura e la musica non solo per esprimere emozioni ed esperienze, ma anche per lenire le proprie sofferenze.

Oltre a comparire in numerosi programmi di salute mentale, percorsi psicologici contro lo stress e per la cura dei traumi, l’arte è sempre più utilizzata come elemento didattico in bambini e ragazzi per i suoi innumerevoli benefici:

  • sviluppo della sensorialità
  • sviluppo della creatività
  • riduzione dello stress, dell’ansia, dell’aggressività sociale
  • liberazione delle emozioni, anche quelle più dirompenti o che arrecano disagio
  • miglioramento delle capacità organizzative (per esempio, quelle necessarie per rielaborare pensieri ed emozioni in un disegno, un racconto, un brano musicale)
  • aumento dell’autostima, per il solo fatto di aver creato qualcosa di unico
  • miglioramento delle abilità relazionali
  • le arti visive, in particolare, potenziano le nozioni apprese verbalmente.

Durante l’infanzia è naturale esprimersi con l’arte (disegnare, colorare, ritagliare, modellare la creta, suonare con pentole o tastiere giocattolo); verso l’adolescenza però essa passa in secondo piano, addirittura può trasformarsi da forma di piacere in occasione di ansia, vergogna, sensazione di non essere all’altezza. Questo declino può essere anche fomentato dagli adulti dell’entourage (insegnanti, parenti…) che hanno criticato un loro prodotto oppure li hanno messi sotto pressione perché troppo impacciati o “indietro” rispetto ai coetanei.

Una credenza comune, poi, è quella che si possa fare arte solo se si è tagliati, e che non tutti possiedano talento creativo. Certo la creatività e il talento artistico sono necessari per un approccio professionale all’arte (per es. la vendita delle proprie opere, dipinti, ricami, libri, brani musicali ecc.), ma non per l’arteterapia, che sfrutta l’innato bisogno di esprimersi insito nell’uomo, diverso da un soggetto all’altro. Una piccola forma di creatività, intesa come potenziale per la creazione di un qualcosa (qualsiasi cosa!) è presente in tutti noi. Per questo in ambito scolastico o sanitario non deve esserci alcuna forma di confronto con gli altri né di competizione, e il focus deve essere concentrato non tanto sulla qualità del prodotto, ma sul processo creativo. Inoltre il processo artistico deve essere facilmente accessibile, in quanto rivolto a tutti: bambini, ragazzi, anziani, disabili, malati, persone con problematiche psicologiche. Ma, come detto, non è soltanto uno strumento per alleviare lo stress e guarire traumi, bensì anche di crescita.

Arti visive

Pittura, disegno, scultura ecc. vengono utilizzate in questo caso non tanto per imparare a rappresentare la realtà (come durante una lezione d’arte) ma per esprimere il proprio mondo interiore. In pratica al soggetto viene chiesto di esprimere le sue emozioni in colori e forme, senza attenersi a una simbologia convenzionale, bensì alla propria. Il processo è di per sé considerato terapeutico (la resa in immagini è una forma d’espressione primitiva e consente immediatezza soprattutto nei bambini, che non hanno ancora sviluppato appieno le abilità verbali), ma vi sono anche scuole di pensiero che aggiungono a questo approccio l’interpretazione di quello che è stato disegnato/modellato, come mezzo per comunicare informazioni sull’intimo del soggetto. In questo caso il terapeuta analizza  anche come la persona vive il processo creativo.

Sono possibili anche creazioni miste, per esempio collage fatti con materiali per la pittura (pastelli, acquerelli, gessi, tempere…), materiali naturali (foglie, fiori secchi, sabbia, sassolini, frammenti di legno, conchiglie…), stralci di giornale e oggetti di recupero (tappi, brandelli di stoffa, stringhe delle scarpe, spago, fogli di alluminio…).

L’impostazione può essere quella di creare in libertà oppure seguendo una direttiva speciale. Si può partire da semplici scarabocchi e macchie (anche a occhi chiusi o con la mano non dominante), a immagini circoscritte in una forma (mandala), fino a composizioni più complesse, magari unendo l’immagine alla parola scritta. È utile riunire tutte le composizioni in sequenza temporale, in modo da osservare eventuali cambiamenti. Alcuni terapeuti incoraggiano la persona che le ha prodotte a descriverle, se disponibile (questo sembrerebbe facilitare il processo terapeutico).

Arti sensoriali

Modellare un materiale plastico come la creta o il das ha anche una funzione sensoriale, oltre che visiva. Altri metodi di arteterapia sono la lavorazione con i tessuti, il legno, il metallo ecc. Costruire, comporre, miscelare, tagliare e incollare non implicano soltanto la vista, bensì anche il tatto, l’olfatto, l’udito.

Altre forme di arteterapia sono quelle basate sui suoni e sulla musica (per esempio: produrre un suono associato a un sentimento con oggetti di fortuna, cantare, inventare brevi sequenze di note), sul movimento (gesti, balletti ecc.) sulla drammatizzazione (mimare delle scene ecc.) e sul gioco (giocattoli terapeutici, bambole, telefoni finti, scenette con i pupazzi..).

Arti verbali

La scrittura e la poesia sono altri indiscussi metodi per creare, esprimere indirettamente le proprie emozioni e riprendersi dagli eventi avversi. Inventare racconti e componimenti, anche senza alcun talento particolare, è una forma di comunicazione utilizzata dalla notte dei tempi per esprimere il proprio mondo interiore in modo più efficace (anche se indiretto) rispetto al semplice raccontare le cose come stanno, soprattutto quando non si riesce ad affrontarle. La scrittura creativa segue in alcuni casi la cosiddetta “desensibilizzazione“: si affrontano i propri disagi o traumi in modo velato, sublimato, fino a renderli meno disturbanti.

Anche in questo caso, però, la scrittura creativa può essere impiegata con i più giovani semplicemente per migliorare il processo dell’immaginazione, per stimolare l’empatia e la propositività, per imparare giocando, per lenire l’aggressività.

Bibliografia:

Cathy Malchiodi – Arteterapia, l’arte che cura

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