
Tik Tok: tutto diventa virale
“Virale” di nome e virale di fatto. Il brano con cui Matteo Romano ha esordito al Festival di Sanremo conquistando un lusinghiero undicesimo posto, impazza in Rete. E forte di un milione e 700mila “stream”, entra nella Top10 dei brani più ascoltati su Spotify Italia.
E l’amore riappare/va in tendenza e risale/diventa virale.
Matteo è solo l’ultimo dei fenomeni nati sulla piattaforma Tik Tok, social cinese che spopola tra i giovanissimi.
Scopriamo di cosa si tratta e perché è diventato così popolare…ops…virale!
TikTok (ex Musical.ly) con oltre 500 milioni di utenti attivi e oltre un miliardo di download è, ad oggi, l’applicazione più scaricata al mondo dagli adolescenti e (attenzione) soprattutto dai bambini. La startup sviluppata in Cina, in pochissimo tempo è diventata l’applicazione più importante al mondo con un valore di oltre 75 miliardi di dollari. Il concetto base di TikTok è molto semplice: è una piattaforma di video-sharing, ovvero di condivisione di video. Permette concretamente di registrare video molto brevi che durano dai 15 ai 60 secondi e creare quindi filmati e contenuti. In linea di massima si potrebbe dire che TikTok abbia intuito prima degli altri che ci sono molti utenti che hanno bisogno di un mezzo più veloce e leggero per creare e condividere contenuti video online. I video sono da sempre uno strumento potente per raccontare le storie, ma non sono così facili da realizzare: serve una fotocamera, un computer, delle competenze nel montaggio e soprattutto tempo. Da qui l’idea di provare ad abbassare le barriere di accesso attraverso un servizio fruibile tramite un comune smartphone.

Le interazioni sono il sale dell’esperienza di TikTok. Che vive i suoi picchi nelle cosiddette #challenge, le sfide tematiche a suon di video-performance che si scatenano quotidianamente sulla piattaforma. Ci sono challenge che nascono per caso e che diventano virali nel giro di poche ore, premiando l’originalità.
Divertimento o pericolo per i giovanissimi?
Tik Tok è di fatto divertente, veloce e molto dinamico, è possibile creare un profilo privato o pubblico (accettare o meno quindi i follower che desiderano vedere il tuo profilo e i tuoi contenuti), presenta le dinamiche standard di un social network (seguirsi a vicenda), permette di interagire e di condividere i video realizzati anche su altre piattaforme. Ciò ovviamente non esclude possibili usi impropri della piattaforma. Da qui l’invito – rivolto ai genitori – a una conversazione aperta e diretta con i propri figli. I limiti ci sono, ma andrebbero fatti rispettare, soprattutto dagli adulti. Non è Tik Tok ‘pericoloso’, ma l’assenza di educatori adulti nell’ambiente social ad esserlo. Spesso è più facile dire ‘spegni quel coso’ o ‘non usare quell’app’ piuttosto che interessarci di cosa succede, come funzionano queste piattaforme. Non è vietando ai figli di installare un’app che si ha la certezza che non venga comunque usata.

Il consiglio è sempre quello: comunicare, chiedere di mostrarci qualche video, creare insieme dei contenuti, cercare di capire, con pazienza e apertura mentale, informarsi e formarsi senza pregiudizi, spiegando con chiarezza e senza allarmismi i pericoli nascosti dietro ad un like: sapere di poter contare sui genitori, sentire che siamo interessati realmente senza percepire pre-giudizi, non è forse quello che anche noi desideravamo alla loro età?
fonte: socialeducation.it
hdblog.it

