
Alla ricerca delle cattive notizie: cos’è il Doomscrolling.
Da due anni a questa parte, ce ne siamo accorti tutti, la nostra vita è cambiata. La pandemia ha influito sulla socialità e sulla psicologia. Abbiamo imparato a comunicare, acquistare, visitare, lavorare, giocare e studiare in modo diverso.
E questo cambiamento è stato confermato da alcuni neologismi, o da parole magari preesistenti che però – nei mesi del lockdown – hanno rinverdito il loro significato.

Il doomscrolling
E proprio durante il primo lockdown si è iniziato a parlare di doomscrolling, cioè l’azione di scorrere compulsivamente le pagine di un sito, la bacheca di un social network e simili, alla ricerca ossessiva di cattive notizie. È un prestito dall’inglese (da doom, che significa sventura, e scrolling, scorrimento), la cui prima attestazione è stata fatta risalire a un tweet in lingua inglese del 2018. La guerra in Ucraina, che ci arriva attraverso una quantità di informazioni decisamente eccessiva (e di qualità diseguale), ha fatto purtroppo ritornare in auge il vocabolo.
Ma perché, vi starete domandando, bisognerebbe avere l’istinto di cercare brutte notizie?
Negli ultimi mesi queste pubblicazioni proliferano in modo sorprendente. Vi siamo più esposti e, in generale, il cervello propende maggiormente per la ricerca del “negativo” piuttosto che del “positivo”, inoltre, si verifica un fatto evidente: non filtriamo. Ci muoviamo in lungo e in largo tra i social network (facciamo scrolling) e alla fine ci soffermiamo sulla notizia allarmante o triste dell’ultima ora. Il nostro sguardo si sofferma sulla notizia – esca a cui noi abbocchiamo e che descrive un’esperienza personale negativa.
L’infodemia
In un contesto come quello attuale, vogliamo tenerci informati e, in generale, l’esposizione ai social network è maggiore. Abbiamo più tempo e siamo più preoccupati. L’incertezza pesa e vogliamo sapere cosa succede nel mondo quasi ogni secondo. La mente si trova in un perenne stato di allerta e sovraeccitazione che però sfocia in uno stato di depressione o di ansia e allo stesso tempo rendendoci dipendenti dalle brutte notizie. Come se non bastasse, gli algoritmi dei social network e di internet continuano a esporci a questo genere di informazione e non ce ne accorgiamo. Gli effetti sulla salute possono essere, dunque, molto gravi.

Come rimediare?
Non ce la faremo mai a placare la nostra angoscia con lo smartphone, non è questa la soluzione. Alcuni consigli potrebbero essere:
• Stabilire dei momenti specifici della giornata dedicati alle notizie.
• Rispondere solo ai messaggi più importanti
• Evitare che controllare il telefono sia la nostra prima azione quando ci alziamo al mattino o l’ultima quando andiamo a dormire.
• Concentrare la nostra attenzione e le nostre energie su compiti, interessi e attività più positivi e piacevoli.

• Seguire sui social solo chi ci interessa davvero e solo le pagine che ci fanno stare bene, seguendo la filosofia del Decluttering Digitale.
• Ultimo, e forse il consiglio più banale, ridurre il tempo passato sui social.
Fonti: techprincess.it e lamenteemeravigliosa.it

