
In pausa dai social per stare meglio con se stessi
I social network sono causa di depressione e ansia? Probabilmente sì, sappiamo dell’esistenza della cosiddetta Fomo (Fear Of Missing Out) che porta ad alcune persone grande disagio nel momento in cui non riescono a guardare il telefono o monitorare spesso i propri profili.
Capita, però, che navigare nella timeline di Facebook, o Instagram e Twitter, porta un grande senso di inadeguatezza, perché le esperienze degli altri sembrano sempre più belle e perché ci si sente giudicati se le proprie condivisioni non piacciono e non ottengono lo stesso successo dei coetanei, non solo nel mondo giovanile, che comunque è il più sensibile a questo fenomeno.
Secondo uno studio pubblicato sul The Atlantic «Circa il 32% delle ragazze non si sente a suo agio con il proprio corpo e Instagram (che comunque è parte di Meta) non fa altro che mettere in luce un nervo scoperto, amplificandolo e generando ulteriore sofferenza psicologica». Si nota un forte aumento dell’ansia, della depressione e di fenomeni di autolesionismo, oltre a problemi con la nutrizione e metabolismo soprattutto per ragazzi con meno di 21 anni, peggiorato ulteriormente con l’avvento della pandemia e del lockdown.

Come rimediare?
Secondo una ricerca dell’Università di Bath, disconnettersi per una settimana dalle piattaforme online, aiuterebbe le persone ad essere meno ansiose e più felici. Per alcuni dei 154 partecipanti allo studio tra i 18 e i 72 anni questo stop dai social ha significato liberare circa nove ore della loro settimana che solitamente spendevano scorrendo le foto di Instagram, i post di Facebook, i cinguettii di Twitter e i video di TikTok. È bastata una settimana di assenza dai social network per migliorare il livello generale di benessere di questi individui, oltre a ridurre i sintomi di ansia e depressione.
È la scoperta dell’acqua calda o potrebbe essere un passo avanti nello studio del rapporto tra social media e salute mentale? I ricercatori ora vorrebbero seguire le persone per più di una settimana, per vedere se i benefici durano nel tempo. Se così fosse, in futuro questo approccio potrebbe essere utilizzato per aiutare a gestire clinicamente ansia e depressione.


