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Il tuo smartphone può arrivare ad inquinare tanto quanto la tua automobile

Siamo abituati a slogan quali: “Non stampare le tue mail, salva le foreste”; “Mantieni i tuoi ricordi in Cloud, è più sicuro, più efficace e salvi il pianeta”; “Una videochiamata rende l’aria della tua città più pulita, rimani in ufficio!”.

Beh, non è del tutto vero.

E’ tutto un fattore di CO2

Da quando ci siamo resi conto dei cambiamenti climatici, sentiamo spesso parlare della tanto fantomatica particella di CO2: l’anidride carbonica. Essa è prodotta da tutti noi durante il ciclo di respirazione, dalla decomposizione di vari materiali naturali, dalla combustione di legna e tutto ciò rappresenta un grosso problema.
L’era della industria moderna, infatti, ha esasperato l’emissione di CO2 nell’atmosfera come concausa della generazione di energia (soprattutto grazie alla combustione di materiale di origine fossile).
Viene così generalmente associata la suddetta molecola al concetto di cambiamenti climatici, come sostanza che va sempre a braccetto con il concetto di inquinamento, spreco di materie prime e distruzione delle risorse naturali (tra cui la legna, composta in gran parte da CO2).

Ed ecco che il gioco è fatto. Se pensiamo a quante risorse e materie prime possiamo risparmiare digitalizzando la maggior parte dei nostri processi ci viene subito da focalizzare questa risorsa come una soluzione definitiva. Risparmiamo tonnellate di carta, spostamenti molto costosi e inquinanti (per effettuare meeting ad esempio), evitiamo addirittura di adibire una zona dell’ufficio o della casa ad archivio personale, salvando così risorse preziose, e via discorrendo…

Ma, se da un lato tutto questo è possibile e vantaggioso, dall’altro la sussistenza del sistema è di contro estremamente energivoro. Vediamo assieme il perché.

Non è solo il dispositivo: è tutto il sistema il problema

Se analizziamo il problema dal punto di vista del singolo, può non sembrarci un grande sforzo energetico quello di inviare una mail. Di cosa avrò mai bisogno? Uno smartphone carico, una connessione dati o una wi-fi e il gioco è fatto. Un minimo di materiale con un investimento energetico irrisorio. Ma il grosso viene dopo.

Cerchiamo di immaginare tutta l’infrastruttura di rete fissa e/o mobile che sta dietro alla mia semplice connessione necessaria all’invio di una singola mail. Per raggiungere i server (per esempio di Google) la mia mail “naviga” letteralmente su una fitta rete di interconnessioni, nodi, infrastrutture varie che tengono la rete sempre funzionale e attiva, per non dire sempre performante.
Successivamente, raggiunge il server: enormi aziende che mantengono attive centinaia di unità elaborative, centinaia di migliaia di unità di archiviazione per non parlare dei sistemi di sicurezza e backup.

Insomma, l’intricato sistema di “Internet” si è aggiudicato un fittizio 6° posto nella classifica mondiale dei paesi più energivori al mondo (se potessimo immaginarlo come un paese, certo…).

E arriviamo al riscaldamento globale …

Maggiore è la quantità di CO2 che noi immettiamo nell’atmosfera e maggiore sarà la risposta del sistema stesso verso un aumento ulteriore dell’instabilità climatica. Sappiamo tutti, infatti, che se non corriamo ai ripari velocemente, il clima potrebbe mutare in maniera IRREPARABILE, sempre che non l’abbia già fatto.

E uno dei fattori di riferimento è proprio il mondo del Cloud. Quel fantastico sistema di demandare la gestione e il salvataggio di risorse o materiale (digitale) ad aziende terze che si occupano di renderle sempre disponibili in qualunque luogo, su qualsiasi dispositivo, in qualsiasi momento, sta segnando in maniera importante la nostra lotta contro i cambiamenti climatici. Il consumo elettrico per mantenere attivi i server che gestiscono tutto il sistema Cloud (genericamente parlando) sta impattando in maniera molto negativa sul sistema climatico, aggiungendo ulteriori consumi energetici in uno scenario già fortemente compromesso.
E per non farci mancare nulla, il sistema che è parte ed incentivo al cambiamento climatico, risente a sua volta degli effetti negativi: nell’ultimo anno (2021) Dublino, una delle città europee con il più alto numero di Cloud, ha sofferto di numerosi Black-Out dovuti ad un consumo energetico troppo alto dato da queste ultime.

Come possiamo agire noi?

Ogni strumento, che impiega energia esterna, genera dei consumi, ma non obbligatoriamente vuol dire che il suo utilizzo sia un male. Come sempre noi possiamo fare la differenza e, in questo caso, si traduce in un uso ponderato dei sistemi cloud o di Streaming. Questo si traduce in un non abusare di risorse online, utilizzarle solo quando veramente utile, non lasciare in riproduzione uno streaming quando non lo stiamo guardando/ascoltando.
Prediligere, ove possibile, l’archiviazione, l’ascolto o la visione di materiale salvato in locale, anzichè l’uso del Cloud.

Ma prima di tutto c’è una sana consapevolezza di quello che si fa e questo viene soltanto da una giusta conoscenza e consapevolezza del mezzo.

Ecco perchè proponiamo una serie di corsi di sensibilizzazione e consapevolezza nell’uso delle tecnologie: Social network, Device e Videogiochi. Perchè è anche dal loro uso che noi scegliamo di creare un mondo migliore, per noi stessi e per gli altri.

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