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L’intelligenza artificiale è (anche) buona.

L’intelligenza artificiale è ormai entrata negli spazi di lavoro, nelle abitazioni, governa mezzi di trasporto e processi produttivi. Ma gli algoritmi sono buoni o cattivi? In quale relazione si pongono rispetto a noi umani? Stiamo gestendo al meglio gli impatti dell’intelligenza artificiale?

I libri e i film di fantascienza – pensiamo ad Asimov – ci hanno fatto sognare per decenni un’era cyborg. Oggi in qualche modo è una realtà che viviamo quotidianamente. Davanti al cambiamento siamo esaltati, altre volte impauriti, incapaci di proteggerci dai rischi del potere che le big tech esercitano sulle nostre scelte, sui nostri diritti e la nostra privacy.

Se usata correttamente l’AI non deve fare paura, anzi deve essere sfruttata al meglio pensando che sui sistemi intelligenti possiamo contare; pensiamo alla diagnostica in campo medico, alla cyber security e alla sicurezza pubblica (prevenzione crimini e gestione crisi ambientali derivate da terremoti o tsunami).

L’intelligenza artificiale può andare nella giusta direzione. Del resto, visto che di intelligenza si tratta, qualcosa di buono deve pur esserci. Ma senza essere ciechi: ci sono le opportunità, ma ci sono anche i rischi.

Fino a quando gli algoritmi e le macchine controllati dall’AI non potranno ragionare su causa ed effetto, o almeno concettualizzare la differenza, la loro utilità e versatilità non si avvicineranno mai a quella umana; in più, finché gli algoritmi di IA non imparano a generalizzare e ad astrarre la conoscenza, proprio come facciamo noi umani possiamo stare tranquilli: non avremo a che fare con robot superintelligenti che si ribellano agli esseri umani.

In che modo l’IA potrà diventare veramente intelligente?

Quando sarà in grado di compiere progressi significativi nel ragionamento astratto. Di risolvere problemi anche solo leggermente diversi da quelli per cui sono stati programmati. Imparare a riutilizzare le competenze apprese in un campo e ad applicarle in uno nuovo, come facciamo noi umani.

E se avete mai usato anche solo per curiosità ChatGpt vi sarete accorti che, sì è utile, sì è strano che in pochi secondi vedete nascere davanti a voi un testo completo, ma rimane comunque un testo macchinoso, creato sulla base di input che voi (un umano) gli avete dato.

Si sente che gli manca qualcosa: l’anima.

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